
Nel calderone di idee, opinioni e confusione scaturite dopo l’esecuzione pubblica di Charlie Kirk durante un libero dibattito all’università dello Utah, sembra che in diversi non riescano ad uscirne dialetticamente e in termini morali trovando una ragione filosofica e teologica solida e forte ad arginare il flusso di opinioni divergenti. Anche tra i conservatori e tra i cattolici, in diversi casi l’assassinio di Charlie viene visto con grande dispiacere ma non come ragione sufficiente per attivarsi in qualche modo per affermare con chiarezza la violazione dei principi non negoziabili, tra cui il non gioire o giustificare la morte di una qualsiasi persona. Altri, invece, affermano “Io sono Charlie”, perché nel fatto avvenuto e nello scandaloso dibattito mediatico avvenuto dopo, vedono una minaccia rivolta a tutti noi, ovvero a ciascuno professi opinioni e posizioni simili a quelle di Kirk.
Ebbene, questa mattina il famoso giornalista conservatore e cattolico Michael Knowles, sempre molto profondo, prudente e ponderato nelle sue analisi, ha nuovamente centrato il punto, fornendo secondo molti la ragione filosofica e teologica per cui è importante fare qualcosa. Non per Charlie in sé, anche se la giusta commemorazione è dovuta e importante, ma in generale per il clima giustificazionista che ha svelato il suo lato più oscuro in questi giorni. In una traduzione curata da Opposto, ecco riportata sotto la sua opinione.
“Sull’onda dell’assassinio di Charlie, molte persone chiedono che raddoppiamo la nostra devozione al “libero mercato delle idee”. A prima vista, l’appello sembra coraggioso e nobile. In realtà, è sconsiderato e impraticabile. Abbiamo avuto un libero mercato delle idee; la Sinistra lo ha devastato a colpi di arma da fuoco.
Non solo estremisti di sinistra hanno commesso violenza in tale mercato delle idee; fatto ancor più scandaloso, voci della sinistra mainstream hanno ripetutamente applaudito e minimizzato quella violenza. Non può esistere un libero mercato delle idee – o di qualsiasi altra cosa – in simili condizioni.
I mercati richiedono regole, fiducia e mezzi di scambio comuni. Richiedono, in altre parole, ordine. La libertà richiede ordine. Non si può essere allo stesso tempo liberi e indisciplinati, per esempio, o liberi e ignoranti. Lo sappiamo dalla filosofia, e lo sappiamo anche intuitivamente. È il motivo per cui non lasciamo votare i bambini piccoli.
Ciò di cui abbiamo bisogno ora è la riaffermazione dell’ordine. Dobbiamo insistere sull’accettazione di verità fondamentali e beni morali, non come obiettivo asintotico di un dibattito infinito, ma come fondamento assiomatico senza il quale il dibattito non può avvenire.
Dobbiamo escludere certi comportamenti antisociali e ideologie suicide. Dobbiamo, per usare una frase di Chesterton, fermare “il pensiero che ferma il pensiero.”
In termini pratici, ciò significa che dobbiamo stigmatizzare certe idee e certi comportamenti malvagi, e dobbiamo ostracizzare le persone che vi insistono. Più praticamente ancora, significa che chi persiste in tale disordine dovrebbe perdere la propria posizione sociale. In alcuni casi, dovrebbe perdere il lavoro. Devono esserci delle conseguenze.
Con qualsiasi riforma politica, è saggio sbagliare piuttosto dalla parte della cautela. Le offese che meritano un tale ostracismo dovrebbero essere particolarmente gravi. Un buon punto di partenza potrebbe essere proprio con coloro che celebrano l’omicidio di un uomo innocente.”


