Scrivo questo articolo di notte, sveglio perché mia figlia di 10 mesi sembra non aver intenzione di smettere di piangere, stanco e frustrato, assieme a mia moglie, perché nulla sembra calmare la bimba. Per cui mi metto al computer, la cullo con il piede sulla ruota della carrozzina e butto giù due parole. Perché tutto ciò riempie la mia vita di senso. Perché mia moglie e questa bimba sono i doni più grandi che Dio avrebbe mai potuto farmi nella vita.
La nostra situazione familiare, dal punto di vista economico e “mondano” è tutt’altro che ideale. Mi viene in mente un’intervista di Tucker Carlson in cui dice di essersi sposato troppo presto secondo i criteri di oggi, aver fatto troppi figli senza poterselo permettere (di nuovo secondo i criteri convenzionali) e che, grazie a tutto ciò, ha vissuto una vita meravigliosa e immeritatamente piena. Alla fine, dice, i soldi sono arrivati, la casa più grande anche, ma nulla avrebbe sostituito il senso che le scelte ardite che ha fatto con la moglie hanno portato nella loro vita.
Non intendo con questo fare un elogio dell’irresponsabilità. Dico anche, tuttavia, che i criteri secondo i quali oggi si ritiene “ragionevole” mettere al mondo figli sono completamente sballati, frutto di una società che ci educa alla vigliaccheria piuttosto che a una vita coraggiosa ma piena.
La parola chiave, che tanto piace a noi cattolici incalliti (qualcuno forse direbbe “ultracattolici”, dimostrando di non aver capito niente della Chiesa Cattolica), è discernimento. Lo vuole Dio e ne sei sicuro? Bene, allora buttati. Sembra tutto bello e sensato ma hai capito che a Dio non piace? Allora, anche contro l’opinione di tutti, non farlo. Il concetto è molto semplice, e chi ha conosciuto Dio come qualcuno di cui ci si può fidare (e si può), non ha troppe difficoltà a capirlo. Se ci sembra assurdo invece, forse abbiamo ancora da conoscere meglio quel Gesù di cui i Vangeli e i Padri della Chiesa tanto parlano.
Potreste obiettare che il “sapere la volontà di Dio” è difficile e che è complicato capire quanto una determinata idea sia farina del nostro sacco, magari dei nostri timori o insicurezze, e quanto invece venga veramente da Dio. Proprio per questo tuttavia la Chiesa ha da sempre predisposto strumenti per aiutarci, che semplificano molto la cosa. Mi piace dire che la fede è matematica, ma evito perché temo che non a tutti a scuola siano piaciute le equazioni e compagnia, per cui potrebbe essere un paragone controproducente.
Quali sono questi mezzi?
– La preghiera ardente, magari del Rosario e l’Adorazione Eucaristica, e in particolare la preghiera di ringraziamento e quella di lode, perché cercano solo Dio.
– Un buon padre spirituale (e non posso sottolineare abbastanza il “buon”, che significa che conosce e ama la dottrina della Chiesa e il suo depositum fidei. Altrimenti il rischio è che ci dica più ciò che vogliamo sentirci dire che ciò che ci giova nella vita spirituale).
– La pazienza e il mettersi in ascolto, fiduciosi che Dio risponderà. E risponde veramente.
– La preghiera alla Madonna con il titolo di Madre Addolorata, da secoli considerata colei che rivela ciò che non vediamo ancora. Questo è giustificato dal passo della Bibbia della presentazione al tempio dove le viene detto che “un pugnale ti trafiggerà il cuore perché siano rivelati i pensieri di molti”. E questo, posso dire per esperienza direttissima e recente, funziona in maniera straordinaria (Maria “funziona”, chi l’avrebbe mai detto…?).
Sicuramente chi è più saggio di me, cioè chiunque, avrebbe potuto fare una lista molto più dettagliata e corretta, ma abbiate pietà, la mia bimba sembra essersi appena addormentata ma non oso smettere di cullarla per evitare di sentire l’allarme.
Tornando al discorso del senso. E’ Dio che porta il vero senso nelle nostre vite, quello oltre al quale non serve più nulla! Ed è in questo senso, che fare ciò che Dio vuole da noi, la Sua Volontà direbbero gli “ultracattolici” noiosi e rigidi, riempie le nostre vite. E’ sensatissimo che tu ti trovi una brava ragazza, la sposi e metti su una bella famiglia…ma se Dio ti chiama al sacerdozio non sarai mai pienamente felice perché manca la pienezza del senso che Dio ha pensato per te. Quanto è importante il buon discernimento!
Il mondo di oggi vive senza senso, senza ciò che è vitale ed essenziale per l’uomo. E’ l’unica cosa che serve veramente. Senza, siamo come uccelli senza ali che provano a spiccare il volo saltando goffamente, perché sanno che sono fatti per quello, ma non possono perché manca loro l’unico elemento che gli permetteva di farlo.
Ne parla meravigliosamente il famoso medico psichiatra e psicoanalista Victor Frankl, che tra le altre cose della sua vita è stato prigioniero ad Auschwitz, nel suo libro “L’uomo alla ricerca del senso”. Ha notato che coloro che sopravvivevano più a lungo nel campo di sterminio nazista erano quelli che avevano il più grande “senso del senso”. Ovvero, quelli che sapevano di avere una famiglia a casa che li attende, una importante missione dove vivevano eccetera eccetera. Al contrario, quelli più robusti, coi fisici migliori e magari anche sicuri di sé ma a cui mancava questo senso, cedevano molto prima dei mingherlini con una forte consapevolezza del senso della loro vita.
Esempio eclatante è quello di un grande santo, Padre Massimiliano Maria Kolbe, che incuteva addirittura timore nei tedeschi carnefici e con le armi in mano, tanto era il potere della sua umiltà e forza spirituale. Mi viene in mente “se Dio è con noi, chi è contro di noi?”. Le testimonianze riportano che, dopo avere offerto con il coraggio di un santo la sua vita per un padre di famiglia che i nazisti volevano uccidere (che dopo la guerra ha ancora vissuto a lungo ed è sepolto ora nei dintorni di Varsavia), fu messo in cella di isolamento a morire di stenti. Il problema è che non moriva. I prigionieri lo sentivano pregare e cantare, e i nazisti furono costretti a finirlo con un’iniezione letale, forse perché il male che era in loro non poteva tollerare una sì grande santità in quel luogo. Al soldato tedesco che lo uccideva con il veleno in siringa porse volontariamente il braccio e disse “Lei non ha capito nulla della vita. L’odio non serve a niente, solo l’amore crea”.
Vedo le persone rincorrere oasi immaginarie nel deserto della vita senza Dio. La carriera, l’auto nuova, dove andare in vacanza, la squadra del cuore, o l’ultima serie su Netflix. Davvero siamo così insignificanti che basta questo a soddisfarci? No, e a uno sguardo attento è evidente come stiamo impazzendo tutti sempre di più. I numeri di persone che assumono psicofarmaci sono aumentati vertiginosamente, l’insoddisfazione e l’infelicità percepita pure…ricadendo nel cliché, non è che si stava meglio quando si stava peggio? Non del tutto sicuramente, tanti aspetti della vita sono migliorati, ma se il prezzo è il decadimento della morale che porta alla felicità vera e al senso in favore di un edonismo suicida che in fin dei conti ci rende tutti depressi o pazzi, allora forse era un po’ meglio prima, anche se non era l’ideale. L’ideale l’abbiamo sempre avuto davanti, ma, come disse Chesterton, ci è mancato il coraggio e la disciplina necessarie per attuarlo: è presente nei Vangeli, nella Sacra Tradizione e nel Magistero della Chiesa Cattolica. E non a caso, perché Gesù aveva detto che avrebbe mandato il Suo Spirito a guidarci e ad indicarci la via. L’unica vera utopia che valeva la pena realizzare è stata quella scartata più frettolosamente.
Le dimostrazioni si possono fare a priori o a posteriori. Facciamone una a posteriori, non scientifica, per carità, se no non ci sarebbe spazio per la fede a cui Dio ci chiama, e che ci dona, sempre, se solo lo chiediamo. Guardando al mondo di oggi, che prometteva la pace grazie al progresso e porta la guerra, che prometteva sicurezza e invece c’è sempre più incertezza, che prometteva felicità e invece aumentano i depressi, le malattie mentali e i suicidi, che prometteva pienezza e invece ci sentiamo sempre più vuoti…non è che questa cosa del senso tutto sommato è vera? Non è che ai “sapienti” (inevitabili le virgolette a questo punto), qualcosa sfugge?
Lascio a voi la conclusione. Io torno a dormire perché, finalmente, mia figlia si è addormentata.
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